Il 9 luglio, al termine del Gran Trail di Courmayeur, Gilberto Iglesias, gentile runner asturiano, è stato premiato, insieme al medico lombardo Elena Piazzi, con un dono speciale. Entrambi, durante la loro 90 km, avevano messo da parte, senza esitazione, la loro gara per aiutare due concorrenti-avversari in quel momento in difficoltà. Entrambi si sono meravigliati dell’assegnazione di questo piccolo riconoscimento, “perché”, hanno detto con un sorriso, “abbiamo fatto semplicemente quel che tutti dovrebbero fare, specie in una gara di trail in montagna”.
Gilberto Iglesias è molto legato alle vallate valdostane e in particolare al Tor des Géants®. Tanto da modificare, scherzosamente, il suo nome in Gilbertor, come si vede anche nel suo profilo facebook. Abbiamo chiesto a Ivan Parasacco, una delle due voci del Tor e di tante altre gare di trail, suo amico da vecchia data, di raccontarci qualcosa in più di lui. E Ivan lo ha chiamato.
Gilberto¿ hola como estas? Asì estoy corriendo, ¿còmo puedo ayudar?
Inizia in questo modo la telefonata a Gilber”tor” Iglesias, così si definisce sul ‘libro delle facce’. Un runner spagnolo, delle Asturie. Parliamo per qualche minuto, io in uno spagnolo/veronese e lui in un sereno spagnolo/italianizzato, che a me sembra quasi vicentino… Alla fine sembriamo due della stessa regione, il Veneto.
Voglio chiederti alcune informazioni, tu sei un vero protagonista per “Storie di Tor ”.
“Ma io non sono nessuno!”
Appunto! No, anzi, ti conosco bene e so che tu hai una storia dietro, brutta per te ma piena di sentimento e di amore. Una storia che può servire a capire perché parecchia gente corre per centinaia di chilometri in condizioni spesso proibitive su sentieri di montagna, insomma una buona parte di concorrenti del Tor…
“Sono al Bertone, un’ora e passo in negozio da te… Perfecto! Gracias!”.
Gilberto, puntuale come le cartelle di Equitalia, si presenta a Dolonne con il fiatone…
“Ivan, io non sono nessuno, cosa vuoi scrivere su di me?”
Gli spiego quale vorrebbe essere il tono di queste poche righe e lui, inizialmente sulle sue, piano piano si apre e sembra quasi che voglia dare libero sfogo ai suoi pensieri e alle sue paure, soprattutto ai sentimenti contrapposti che, da febbraio, mese in cui è arrivato qui a Courmayeur, lo fanno vivere in un mondo di solitudine, cercata e di condivisione dell’amore per il Trail con gli amici del Courmayeur Trailers.
“Lo sai Ivan, sono nato nel 1963, ho lavorato per 24 anni, un anno di lavoro mio - due tuoi, in una miniera di carbone a 1000 metri sottoterra. Ho sempre avuto la passione per la montagna che ho cominciato a frequentare nei Picos de Europa, vicino a casa, nei momenti liberi. Sono diventato istruttore di Snowboard, passione che ho poi trasmesso a mio figlio. Nel tempo mi sono avvicinato alle corse in montagna prediligendo quelle più lunghe: Finisher due volte all’UTMB e una volta al Grand Raid des Pyrénées, più altre corse bellissime ma non superiori ai 90 chilometri. Nel 2012, Jonathan ha sentito parlare del Tor Des Géants®e mi ha chiamato: ‘Papà ho trovato una corsa che fa al caso tuo’. Così ho iniziato la preparazione ma non sono riuscito ad entrare nella lista dei partenti. Il 2013 è stato per me il peggiore anno della vita, una disgrazia mi ha privato di qualcosa di indescrivibile, qualcosa che ancora oggi è un macigno sul mio cuore”.
In qualche maniera ti capisco caro amico mio, anche io sono padre e quanto a te successo probabilmente mi farebbe crollare oltre il baratro.
“Nel 2014, grazie al Main Sponsor dell’anno, riesco a ottenere una wild card; così mi alleno e parto, il cuore pieno di speranze e di propositi. Il primo? Quello di onorare una promessa. Purtroppo a St Jaques, al km 236, perciò a meno di 100 km all’arrivo, nonostante il morale a mille e il sostegno dei tanti volontari, la mia determinazione di portare alla fine quanto interiormente promesso a chi mi ha spinto arrivare fino a qui, non basta; la frattura di due dita del piede, una successiva ulcera e parecchi giorni di ospedale ad Aosta, mi fanno ritornare a casa con una sconfitta che purtroppo pesa come un macigno. Nel 2015, non sono riuscito a iscrivermi ma sono comunque venuto al Tor come volontario. Quest’anno però sono stato fortunato: ammesso per la settima edizione, quella che prenderà il via fra poche settimane. Ho deciso quindi, lasciando dietro di me la famiglia e tanti problemi, di trasferirmi qui già da febbraio, per allenarmi direttamente in loco e per studiare al meglio il percorso. Chiaro che per me non è facile, un po’ per la lingua e la cultura differenti, anche se ho trovato subito tanti amici con cui correre; ma poi, la sera, al ritorno a casa, tanti pensieri e tanta solitudine. Momenti di sconforto che mi fanno tornare alla mia vita precedente, quando ero accompagnato dalla luce dei miei occhi. La mattina esco e sfogo la mia frustrazione correndo. Cerco di arrivare più in fretta possibile in alto, per condividere con chi non è più presente fisicamente ma è sempre saldo dentro di me, il panorama mozzafiato della tua Valle d’Aosta, che oggi è anche un poco mia, caro amico. L’11 Settembre partirò per un viaggio alla riscoperta del Gilberto che so di essere. Da solo, o quasi, senza volere alcun aiuto. Da solo, con lo zaino pieno di quel materiale necessario a compiere il mio viaggio, e il cuore pieno di ricordi e di promesse. Voglio arrivare nuovamente a Courmayeur, a tutti i costi, non mi interessa il tempo, voglio riportare a casa la giacca da Finisher, appenderla a casa e scriverci sotto: hai visto ce l’abbiamo fatta!”.
Buena carrera amigo mio, ti meriti tutto il bene del mondo e le emozioni della Vostra corsa. Insieme. (I.P.)