Sognando il Tor
Il Tor è un sogno, come per ogni ultra trailer che si rispetti. Ecco, è anche il mio. Per me, però, è un sogno speciale.
Ho iniziato a praticare questa pazza disciplina per caso, nel 2012, grazie alla mia amica valdostana. Mi sono innamorato di uno sport che da quattro anni mi fa sognare, emozionare. Mi fa amare di più quello che già amo: la montagna. Mi aiuta a conoscere di più me stesso; i limiti e le potenzialità di cui non ero assolutamente a conoscenza. Mi insegna cosa sia la fatica e a lamentarmi di meno.
L’idea di compiere il periplo di tutta la Valle, in una sorta di ideale abbraccio, è uno dei miei grandi sogni sportivi.
Un sogno, si, perché io amo la Valle d’Aosta da prima che nascessi. In un modo o nell’altro la mia vita, e quella della mia famiglia, è sempre stata segnata da questo angolo incantevole del nostro Paese, anche grazie alle amicizie che legano la mia famiglia in Valle. Pochi mesi prima della mia nascita, quando i miei mi aspettavano, eravamo in vacanza a Courmayeur. Quando avevo 12 anni, ho imparato a sciare a Pila. Da anni, ogni estate, trascorro con la mia famiglia parte delle vacanze estive in quel paradiso in terra chiamato Chamois. Sono salito sul mio primo Quattromila in Valle d’Aosta, il Breithorn. La mia prima discesa di downhill, l’ho percorsa a Cervinia. Il mio primo ultratrail in montagna, l’ho chiuso in Valtournenche. Tutto il mio amore per la montagna e per gli sport outdoor, lo devo alla Valle d’Aosta. Ho perso ormai il conto di tutte le volte che sono salito e sceso dalle stesse cime; o di tutte le volte che, correndo in mezzo a quel ben di Dio, i fischi delle marmotte mi hanno fatto compagnia in un silenzio talvolta disorientante. Ancora, quante volte ho potuto godere dell’ambiente severo del Parco del Mont Avic, o ascoltare il rumore dei ruscelli correndo di notte con la frontale; oppure sentire sulla pelle la leggera brezza fredda che scende dai monti agitando le foglie delle piante, nel silenzio più assoluto. O faticare sulla pietraia infinita che dal Colle dei Tre Cappuccini sale fino alla cima dell’Emilius, la montagna simbolo dei valdostani e, ancora, correre lungo la Val Veny e rimanere senza fiato di fronte a quell’incredibile opera della natura che è il Monte Bianco.
Potrei andare avanti ancora molto, ma quello che sperimento tutte le volte è una grande sensazione di novità. È come se fosse la prima volta! Mi stupisco sempre della bellezza concentrata in una regione così piccola.
E allora, perché il Tor?
Perché per me sarebbe come abbracciare ed essere abbracciato dalla Valle in un colpo solo. Sarebbe come sperimentare tutto ciò che amo di questo ambiente in una settimana di sport e follia. Un abbraccio lungo, faticoso e mistico per cui necessito ancora di un po’ di tempo prima di provare a percorrerlo da e fino a Courmayeur.
Ma quando la Valle mi chiamerà, io risponderò. E sarà uno di quei viaggi che non dimenticherò mai.
Luca