“15 uomini,
5.000 km in una settimana,
per essere nel posto giusto,
al momento giusto”
L’esperienza di Andrea Tropiano, portavoce dei ‘sentieristi’
Al Tor des Géants li conoscono come “i ragazzi del Bianchetti”. Sono gli esperti di sentieristica dell’Assessorato Agricoltura e Risorse Naturali – Struttura Forestazione e Sentieristica della Regione Valle d’Aosta.
Questo è il ruolo istituzionale, quello che svolgono tutto l’anno, ogni giorno. In pratica sono coloro che vegliano sui sentieri e sulle Alte Vie. Durante l’inverno progettano e programmano gli interventi per garantire la manutenzione dei sentieri e la sicurezza degli itinerari. Nella bella stagione seguono i cantieri e i lavori sul campo, anche in condizioni particolarmente complicate.
Prima e durante il Tor des Géants 2012, in particolare, hanno avuto un bel da fare. In un anno in cui le condizioni metereologiche e la montagna hanno ribadito la loro superiorità su qualsiasi programma e pianificazione. Li hanno messi alla prova, insieme agli organizzatori del TDG, e loro hanno risposto bene. Il gruppo impegnato è di una quindicina di persone: tutti professionisti, tutti motivati.
Dopo la frana che ha interrotto la gara, nei pressi del Rifugio Barmasse, la notte tra l’11 e il 12 settembre, sono intervenuti loro insieme agli organizzatori della gara, per mettere in sicurezza e tracciare il percorso alternativo, che ha poi permesso ai corridori di proseguire il loro Tor. E poi la neve e la nebbia sul Malatrà.
Sono stati, quest’anno più che mai, al fianco dei VDA Trailers per rispondere alle prove che la natura ha imbastito per loro.
Andrea Tropiano è uno di loro, colui che negli anni è diventato il coordinatore naturale di questo gruppo di esperti di sentieristica al TDG. Classe ’74, geometra-sentierista dal 1995. Diciott’anni di esperienza sulle spalle e quattro Tor des Géants vissuti sulla sua pelle, dalla parte dell’organizzazione.
Andrea è il portavoce “dei ragazzi del Bianchetti” (che poi è il cognome del loro responsabile). Ormai sono considerati “gli specialisti dello spostamento” da un angolo all’altro della regione. E non solo in elicottero (sarebbe troppo facile), ma con 4 automezzi che, nella sola settimana del TDG 2012, hanno percorso 5.000 km, di cui il 50% su strade di montagna e il 25% poderali. Oltre naturalmente agli spostamenti a piedi, in un territorio che conoscono davvero come le loro tasche.
“Il nostro compito, durante il Tor, è anche far sì che Stefano Torrione, il fotografo ufficiale del Tor, e il cameraman, i giornalisti televisivi e altri gruppi di persone chiave per il reportage della gara, riescano ad essere al posto giusto nel momento giusto. In cima al Col Fenêtre al passaggio dei corridori di testa, prima che il sole cali completamente; in cima al Malatrà, a testimoniare l’urlo di gioia dell’ultima fatica dei primi, con le braccia al cielo; al traguardo, ad accogliere chi compie l’impresa. Perché in questi momenti il replay non esiste. Se ti perdi quell’attimo, è andato. Non puoi chiedere di ripeterlo. Devi esserci necessariamente.
Solo una volta uno scatto ci è scappato: era il TDG 2011. Ero appostato al Rifugio Bertone con Torrione, il fotografo, in attesa del passaggio del primo corridore: Marco Gazzola. Eravamo tranquilli, perché in largo anticipo, quando ci chiamano concitati dal traguardo chiedendoci dove fossimo finiti. Gazzola aveva appena tagliato la finish line di Courmayeur! Ci guardiamo straniti. Com’era possibile? Gazzola dal Bertone non è ancora passato! Poi si scopre l’arcano. Purtroppo Gazzola squalificato (per aver, appunto, saltato il Bertone) e noi con uno scatto mancante, perché la sorte ci ha giocato un bello scherzetto.
Ma quando riguardo le foto e i video, dopo il Tor, è come aver vissuto lo stesso attimo da un’altra angolazione. Ero lì, mi ricordo l’istante e l’aneddoto legato a quell’evento. La luce che mi emoziona, ma anche l’altra metà di me, quella pragmatica, che tiene sott’occhio il ‘programma mentale’ che mi sono fatto. So che tra qualche minuto sarà il momento di rompere le scatole al fotografo e costringerlo a smettere di scattare, per farlo arrivare puntuale ad un altro immancabile scatto, lungo le vie del Tor”.
Parlando con Andrea ce lo siamo immaginati, durante il TDG, come una sorta di coniglio bianco di Alice nel Paese delle Meraviglie: sempre di corsa, con un cronometro in una mano e nell’altra una radio o un collegamento Internet con due finestre aperte, una sul cronometraggio (il live gara dei passaggi dei corridori e l’altra sul meteo). Gli strumenti del mestiere, per organizzare e coordinare gli spostamenti, far quadrate le coordinate.
Un consiglio: se non siete flessibili, se non avete il problem solving come forma mentis, senza il sangue freddo di chi si trova a dover gestire le professionalità, ma anche le esigenze diverse, e a volte i capricci, di molti contemporaneamente, il lavoro di Andrea e dei suoi colleghi al Tor non lo potete fare. Scappereste a gambe levate.
“Il TDG per noi è motivo di orgoglio. Mette in luce il lavoro fatto stagione dopo stagione, perché tracciare e mantenere i sentieri è un mestiere di anni, non di mesi. Grazie al Tor si fa conoscere e apprezzare il nostro territorio, come il Col de la Crosatie, un colle giovane, che pochi frequentavano. L’interesse sulla rete sentieristica nel periodo del Tor è al massimo. È un’emozione farne parte.
A differenza di altre manifestazioni sportive, cui ho partecipato, anche come atleta, la magia del TDG è quella di coinvolge tutti, senza essere invadente. Dal pastore, che da sei mesi non incontra nessuno, all’atleta super tecnico che corre. Nessuno rifiuta l’ospitalità agli atleti che chiedono una mano lungo il percorso: le baite aprono le porte a quelli del Tor, anche durante la quotidianità lavorativa. E poi la gente può seguire la gara, anche nei paesi e nel fondovalle, dove il percorso del Tor sfiora le case di molti, che in quota non ci arrivano. Il TDG non è invadente, ma sobrio e discreto, fatto di gente genuina”.
Per quanto riguarda Andrea in versione quotidiana, fuori dal Tor, lui e i suoi colleghi sono coloro che vegliano sugli operai nei cantieri di montagna, sulle creste e lungo i sentieri. Coloro che hanno il polso della situazione e le condizioni meteo sempre sotto controllo. “Cosa molto difficile in montagna, quando il tempo cambia rapidamente e hai gli operai imbragati, al lavoro su un pendio. Ma per garantire la sicurezza di tutti, tengo sotto controllo il meteo giorno per giorno, ora per ora, e visto che ognuno ha il suo canale meteo-guida, io, per prudenza, ne incrocio 5 diversi. Dal Meteo della Regione VdA a quello svizzero, passando per 3B meteo, meteo.it e Nimbus. Per non essere colti impreparati.
Scusate, ora vi lascio. Bianchetti mi chiama a rapporto!”
E allora buon lavoro Andrea, a te ai tuoi colleghi, “quelli del Bianchetti”. Vi incontreremo sui sentieri al prossimo Tor des Géants.
Intervista di Sara Annoni,
dopo il TDG 2012