Non so che ore siano, non porto l'orologio durante il Tor, ma immagino possano essere da poco passate le due di notte.
Dopo aver preso un temporale salendo verso il rifugio Sassa avevamo deciso di fermarci due ore a dormire in attesa che passasse. Sapevo che da lì al rifugio Coda non ci sarebbero stati punti coperti e che l'ultimo tratto di crinale era sempre esposto al vento che soffia dalla pianura.
A mezzanotte i volontari ci avevano svegliato ed eravamo ripartiti. Stavamo bene, le gambe giravano e avevamo spinto salendo fino al col Portola.
Ed ora siamo qui.
La luna brilla bianca, quasi piena, in un cielo blu scuro che le nuvole hanno lasciato libero. Pulito.
La luce argentea inonda il panorama e si riflette ovunque. Minuscoli cristalli brillano nelle rocce sbiancate dal chiarore lunare. Sul terreno acquitrinoso, tra i ciuffi di erba e di muschio, l'acqua prende vita e restituisce sbarluccicchii di luce. Persino il ginepro sembra accendersi di una luce propria mentre gli aghi ricoperti di brina diventano di cristallo lattiginoso.
Lontano, verso il col Carisey, vagano le frontali dei concorrenti che ci precedono. In alto, lontano, un faro indica la posizione del Coda, del caldo, di casa...
Spengo la mia lampada e mi godo pochi istanti di pace assoluta.
Mi ha sempre affascinato il fatto che le tonalità del bianco venissero rappresentate con una scala di calore.
Qui, ora, capisco il motivo. La luce della luna è bianca, fredda, netta, rende magico quello che sfiora.
Invece, quella che circonda il rifugio lontano all'orizzonte, è calda, quasi gialla, ti trasferisce un senso di accoglienza.
In mezzo stanno le frontali, pallide stelle in movimento che noi umani portiamo per sconfiggere la notte.
In questa settimana di Tor ci è stata donata la luna piena.
Il primo giorno, al col Crosatie si è manifestata in tutta la sua bellezza. Bucava il cielo che tendeva ormai al blu accendendo la perfetta forma triangolare dellaGrivola.
Ci ha lasciato a bocca aperta, come se vivessimo in una patinata doppia pagina delNational Geographic.
L'ultimo giorno, quello che ci avrebbe visti fermati alla base vita di Ollomont, ci ha salutato sopra il col Chaleby mentre sfrontata brillava bianchissima in un cielo azzurro, quasi volesse sfidare il sole a cacciarla.
Era così luminosa che il manto grigio di due fratelli stambecchi hanno assunto toni argentei. Sembrava di vivere in una favola nordica.
E poi la luce calda dei tardi pomeriggi di settembre, quando, scendendo dai colli più alti incontro alla sera del fondovalle, una tonalità aurea, dorata, impreziosisce ogni cosa. Le perle di sudore sul viso di chi ti sta accanto, il bosco che attraversi, il torrente che mormora a bordo sentiero.
Tu alzi lo sguardo e vedi le montagne che questa notte dovrai attraversare acquisire i diversi toni di viola, come tante quinte di un palcoscenico meraviglioso.
E tu non sei protagonista, ma umile spettatore...
Franz Rossi
http://www.xrun.eu/blogger/Franz