"La mia anima? In cima a Col Malatrà ..."
Lorenzo ce l’ha fatta, è felice di aver portato a termine il suo Tor des Géants. E’ felice perché l’ha fatto assieme a suo padre. Fin da adolescente è forte in lui la passione per la corsa; sempre a quell’età, grazie al padre inizia ad amare la montagna. Ieri come oggi voleva e vuole arrivare sempre in cima, salire in alto: “Quando sono in cima ad una montagna mi sento libero, felice e padrone di me stesso”.
Correre al Tor des Géants è stata una decisione quasi obbligata: “Ho corso il Tor per mio papà, anzi, mi piace pensare all’ idea che ho corso con mio padre…”.
E’ il 14 ottobre 2013, il padre di Lorenzo muore all’ età di 69 anni. Muore in modo drammatico, assolutamente inaspettato. Sulla sua morte ci sono molti punti oscuri, molte spiegazioni poco plausibili e, soprattutto, il sospetto di comportamenti negligenti da parte del personale medico.
Ha già corso alcuni trail, al massimo però ha fatto 80 chilometri. Per ricordare il padre decide di fare qualcosa di grande, appunto la corsa in montagna più dura al mondo, il Tor des Géants. Si iscrive alla quinta edizione del 2014, si allena duramente, quasi sempre da solo, rinunciando alle vacanze con la famiglia, allenandosi anche di notte, per rendere onore a suo padre. Per correre assieme a lui tra le montagne più belle del mondo. Questa sua idea non la dice a nessuno e il 7 settembre 2014, a Courmayeur, Lorenzo è sulla linea di partenza del Tor des Géants, idealmente con il padre a fianco. Nello zaino, oltre al materiale obbligatorio, porta l’immagine, il “santino” di Eliseo. Lo porta con se fin quasi alla fine. Infatti ha deciso di lasciare la sua foto, e con questa anche il suo ricordo, in cima a Col Malatrà.
Sono le 21.00 di venerdì 12 settembre 2014, il caso, fortunato, vuole che Lorenzo incontri e parli con Claudine Bosio, una regista francese che sta realizzando un film sul Tor des Géants (Au Pays de Marie). Le racconta tutto, le racconta la storia del suo Tor des Géants, le racconta quello che non aveva mai detto a nessuno. Claudine lo riprende con la sua videocamera, emozionata e commossa per la storia, promette a Lorenzo che la inserirà nel suo film. Mentre parla davanti alla videocamera, nella sua mente, c’è solo un pensiero: “Ormai ce l’ho fatta, ho sulle gambe 300 chilometri, 300 chilometri di gioie e di sofferenza, di notti insonni e di cieli magnificamente stellati, ho dormito 8 ore in 5 giorni, ma ormai sono giunto alla mia meta, quella che mi ero prefissato fin dall’inizio. Col Malatrà, dove mio padre rimarrà, come nel mio cuore, per sempre”.
Per Lorenzo il suo Tor potrebbe finire li, terminare in cima a Col Malatrà. Arrivare a Courmayeur un dettaglio secondario. Il suo gesto vuole suggellare l’unione che c’è tra lui, le magnifiche montagne della Valle d’Aosta e la sofferenza che diventa piacere, le lacrime che diventano sorriso, lungo i 330 chilometri di sentieri del Tor des Géants.
Lorenzo arriva a Courmayeur dopo 136 ore, alle 2 di notte. Adesso rimane solo una cosa, ritornare da suo padre, e il tragitto per farlo è lungo 330 chilometri: “Per tornare da mio papà devo rifare il Tor. Solo cosi il ritrovarlo ha significato. Non posso semplicemente salire in cima al Malatrà, devo rifare il Tor. Devo provare nuovamente le stesse immense emozioni che solo il Tor con la sua magia sa dare. Non è una semplice gara, per arrivare alla fine le gambe non ti bastano, la testa di abbandona, serve qualcosa che va oltre la motivazione, nel mio caso è stato indispensabile l’immenso amore che c’è tra un padre e un figlio”.