Considerata la città in cui risiede, Palermo, le risulta quasi più facile andare a gareggiare nei deserti dall’altra parte del Mediterraneo che non sulle Alpi. Come ha fatto pure in tempi relativamente recenti, in Oman, a febbraio, in una 300 km in linea, dove uno si aspetta la sabbia e invece si ritrova i primi 80 km di montagne sassose e un dislivello + di 6mila metri. Risultato? Vittoria, naturalmente. O come in Mauritania, altra lunga corsa tra pietre e dune. Primo posto anche lì. Per non contare le sue sette Marathon des Sables. Ma Luisa Balsamo si sposta volentieri anche verso nord: nel suo carnet fitto di successi ci sono, per esempio, una vittoria anche alla Lavaredo Ultra Trail, quando la distanza si “limitava” a 60 km, e un paio di podi alla Cro Magnon e uno al Grand Trail Valdigne, tre partecipazioni all’UTMB, una al Grand Raid de la Reunion . Per restare fuori Europa, da annotare anche un secondo posto, lo scorso anno, all’Atacama Crossing, in Cile. Insomma, la bionda signora palermitana dove serve far funzionare testa, cuore e muscoli, c’è. Negozio di articoli sportivi e famiglia permettendo.
Come mai Luisa, vista la carriera agonistica, hai aspettato la quinta edizione per essere al via al Tor des Géants?
“Non ho mai avuto il coraggio prima. Il fatto è che non ce l’ho neanche adesso. Il Tor però è una gara così particolare… credo che nessuno sia pronto come si dovrebbe per una prova del genere. Ricca di sorprese e di incognite”.
Perciò?
“Perciò a un certo punto ci si butta, con un briciolo d’incoscienza. Anche se alle spalle devi avere una preparazione fatta al meglio delle possibilità. La natura non scherza mai, figuriamoci se è selvaggia e la attraversi per 330 km non stop. Poi molte cose dipendono anche dallo spirito con cui questa gara la affronti, ovvero: è un trekking bello lungo che ti vuoi fare quasi tutto al passo veloce oppure è una gara dove lo spirito agonistico prevale?”,
E Luisa Balsamo con quale spirito si presenterà al via?
“Con quello agonistico, che è nella mia natura. Ma ci sono molte incognite, anche se la montagna è l’ambiente che più mi piace. Magari parto con un’idea e poi mi lascio completamente ammaliare dai posti, dal paesaggio, dalla gente. Alla fine la somma di tutto questo diventa ‘l’esperienza’, di quelle che, vada come vada, difficilmente si dimenticano”.
Ma a Palermo come ci si allena in vista di una gara alle alte quote valdostane?
“In questo momento - senti il brusio in sottofondo – sono in pieno allenamento. Sdraiata sulla spiaggia. Davvero! Però stamattina ho già fatto qualche chilometro. Mi alleno tutti i giorni e alterno alla corsa uscite di potenziamento in bicicletta. Nel menù settimanale c’è anche qualche salita, sul Monte Pellegrino, che sovrasta Palermo. È alto poco più di 600 metri, ma andar su e giù un po’ di volte di buon passo si fanno fiato e muscoli. Poi nei fine settimana raddoppio tutto: distanze, intensità e quote. Ho anche un coach, Andrea Gornati, che sta a Milano. Non è dunque fisicamente presente ma siamo amici da tanto tempo, mi conosce, sa delle mia capacità sportive, organizza allenamenti su misura. Se uno è consapevole di cosa voler fare, una soluzione per organizzare gli allenamenti la trova sempre”.
Ma in famiglia cosa dicono?
“Sono ormai rassegnati alle mie follie sportive. Anzi, mia figlia è diventata la mia sostenitrice più accanita”.
Tornando al Tor 2014, cosa ti affascina e cosa, eventualmente, ti intimorisce?
“Ad affascinarmi è il rapporto così intenso, così lungo e soprattutto così intimo con la montagna. A intimorirmi non c’è invece niente. Qualche legittima preoccupazione, ovviamente sì, come tutti penso, dovuta all’ambiente, al meteo, al tempo che stai fuori. Ma timori no. Se avessi dei timori starei a casa. Bisogna partire sempre sereni, rilassati e con la assoluta convinzione di aver preparato tutto al meglio. Se poi sei tosto anche di carattere, il gioco è fatto”.
Franco Faggiani