Giornata di strameritato riposo per i finisher del Tor des Géants 2015 rimasti oggi a Courmayeur. Poi il gruppone si è rimesso in moto alle 17 per la breve sfilata per le vie della città, passando finalmente sotto il traguardo. Diventato simbolo di una corsa dura resa ancora più faticosa da quelle avverse condizioni del tempo che hanno costretto gli organizzatori a chiudere definitivamente la competizione prima del tempo. Dopo il passaggio sul red carpet posto all’arrivo, gli atleti hanno proseguito fino al Palazzo dello Sport di Dolonne dove, su un altro tappeto posto sulla pista del ghiaccio, sono arrivati fino al podio, per la consegna dei trofei ai migliori classificati in assoluto e delle varie categorie e per ritirare le ambite maglie finisher, da sfoggiare poi per tutto l’inverno in attesa che, l’1 febbraio, aprano le iscrizioni per l’anno 2016.
Stasera in programma un “rinfresco” (a base di polenta e salsiccia) fuori programma offerto dagli organizzatori, poi i saluti, gli scambi di indirizzi con i nuovi amici conosciuti sulle strade del Tor e le promesse di incontrarsi negli appuntamenti successivi. Del resto l’Arrancabirra è già alle porte, il 10/10 proprio per festeggiare i 10 anni, sempre con partenza e arrivo a Courmayeur.
Il podio maschile ha visto sul gradino più alto il piccolo Gigante francese Patrick Bohard, che ha chiuso l’intero tragitto in 80 ore e 20 minuti. Alle sue spalle il romagnolo Gianluca Galeati, 80,44 quindi ancora un francese, il “solito” Christophe Le Saux.  
Il podio femminile invece ha visto protagoniste la svizzera Denise Zimmermann, e le italiane Lisa Borzani e Marina Plavan.
Trofeo delle Nazioni alla Francia, grazie alle prestazioni di Patrick Bohard, Christophe Le Saux e Jean Claude Mathieu.
C’è stato anche un podio riservato ai valdostani. Prima donna al traguardo Sara Perin, primi tre uomini, nell’ordine, Giancarlo Annovazzi, Mario Stevenin e Abele Blanc.
Da parte di Casio Protrek, è stato dato un premio speciale a Lucio Trucco, 44 anni, guida alpina di Cervinia e componente del Soccorso Alpino. Trucco, impegnato nell’ organizzazione, ha scavato oltre mille gradini nella neve del Col Loson per consentire ai concorrenti di superare in sicurezza i 3.300 metri del “Tetto del Tor”. Poi ha cosparso il tratto di segatura per ridurre il pericolo di scivoloni e ha assistito personalmente gli atleti in difficoltà. “Il mio obiettivo era di farli andare avanti e continuare a inseguire il sogno Gigante”, ha detto. “Gli abbracci e i ringraziamenti dei concorrenti sono stati la miglior ricompensa”.
Foto: Enrico Romanzi