TORX Trail Running Races 6-15 Settembre 2024

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DAY 2 - IMPRESSIONI DELLO SCRITTORE

IMPRESSIONI DELLO SCRITTORE 2019 | SARASSO AL TOR 2019
DAY 3  - SABATO 7 SETTEMBRE

I SOLITI

C'è chi non ci fa caso, e quasi sonnecchia guardando distrattamente il telefono.

E chi invece non riesce proprio a star seduto, e chiacchiera nervoso perfino con gli sconosciuti.

C'è chi è arrivato in anticipo, e il pettorale l'ha già ritirato: la mia amica Silvana, per esempio, che conobbi proprio qui, tra le mura del Tempio di Dolonne, un settembre pieno di sole di due anni fa.

Allora non lo sapevo che sarebbe diventata la più giovane finisher della storia del TOR.

E non lo sapeva nemmeno lei, questo è sicuro.

Silvana sognava Courmayeur. Come tutti, intorno a me.

E qua fuori brillava un sole innocente.

Oggi fa più freddo di due anni fa.

Eppure il sole si è appena affacciato, a scaldarmi le dita intirizzite.

Quando sono arrivato al Palasport per curiosare in mezzo al ritiro pettorali, Silvana se n'era appena andata.

Arrivata presto, partita presto. Dopotutto, è una ragioniera.

Ci siamo scambiati qualche messaggio.

Sul suo profilo whatsapp è comparsa un'immagine del braccialetto giallo col suo numero di gara stampigliato sopra.

Le ho augurato buon viaggio. Era felice. E lo sono anch'io.

Felice e tremendamente emozionato al solo pensiero dell'avventura che sta per intraprendere.

Di nuovo. Perché il TOR è una febbre che non passa, un malanno santo che magari ti dà tregua un anno ma poi torna, più forte di prima. E quindi buon viaggio, amica mia. Verrò a cercarti sui sentieri, e ad ammirarti mentre spicchi il volo.

Sono tornato a sbirciare tra la folla, mi sono perso tra le facce stanche, quelle tese, e quelle luminose di sorrisi inattesi. Ci sono un sacco di bimbi, e quasi tutti hanno una fascia giallo fluo, in testa o intorno al collo. Se non l'hanno addosso, ci stan giocando. Qualcuno la mastica e le mamme sclerano. Ce n’è una, però, di mamma, che sembra tranquilla sul serio. Ha addosso la calma di chi si appresta a sfidare i Giganti, e la sua bimba lo sa. Ecco perché sta sventolando fortissimo la sua bandierina color TOR.

Accanto a questa mamma davvero speciale e a questa una bambina proprio in gamba c’è un papà che non smette di cullare con lo sguardo la sua piccola. Parlano inglese. Con l'accento d'oltreoceano. L’uomo è al telefono, e sta raccontando a qualcuno che la bambina starà con lui durante la gara, “naturalmente”. Poi si gira a guardare la sua compagna e le fa una carezza: "Sono così orgoglioso di lei" dice a chi ascolta dall’altra parte del mondo. Ha il viso gentile, la barba di tre giorni e un paio di scarpe da trail ai piedi. A un tratto scoppia a ridere: “Ce la caveremo! E a Courmayeur faremo festa!”.

Ci sono altre mamme, qui a Dolonne, che non hanno occhi che per i loro figli, anche se non hanno più esattamente l’età della piccolina di cui sopra. Ma pure queste mamme hanno le iridi pieni d'orgoglio, e d'un pizzico di paura. Sono le mamme dei ragazzi in divisa.

Quest'anno c'è un bel manipolo di tute mimetiche a spasso per il Palazzetto. Spiccano tra le giacchine fluo e catarifrangenti e hanno lo sguardo serio sotto il berretto in tinta. "Che fighi, gli Alpini!" urla una ragazzina sgomitando l’amichetta a caccia d'un selfie. Il caro vecchio fascino della divisa... I ragazzi del Reggimento sorridono.

Non tutti, ma qualcuno sì.

Stanno per partire anche loro a caccia di Giganti.

E le loro mamme hanno la messa in piega perfetta e gli occhi lucidi.

Al Palazzetto ci sono arrivato che la distribuzione dei pettorali era appena cominciata.

Questa mattina, invece, l’ho trascorsa ascoltando Roberto Cavallo e Bruno Brunod parlare di cambiamento. È successo in Municipio, qui a Courmayeur, durante la firma di un documento importante. Un "impegno", come lo ha definito Alessandra Nicoletti.

Un impegno a rendere migliore un pezzo di mondo che appartiene a tutti, passo dopo passo.

Stamattina si parlava d'ambiente. D'ecologia, rifiuti raccolti e riciclati (in gara e non). E il cambiamento, in questi anni di TOR sempre più green, è sotto gli occhi di tutti.

Ma il cambiamento è anche qui, tra la gente in fila per un posto su quella linea di partenza sognato e desiderato con tutto il cuore per un anno intero. Lo leggo negli occhi di Lillo, e nel suo fisico asciutto e più leggero di addirittura dieci chili. Ha appena finito di raccontarmi d’aver percorso 1400 km, da marzo. Masticando quasi 20.000 metri di dislivello. Di aver praticato crossfit, di essersi allenato sull’asfalto e con le ripetute in salita. D’essere venuto fin quassù, nei weekend liberi dal lavoro, a provare i tratti che lo spaventavano di più.

Ed è pure negli occhi della mia amica Benny, in cerca di riscatto selvaggio dopo la delusione dell’anno scorso (chiusa fuori dal cancello di Gressoney per pochissimo).

Ogni anno il TOR è diverso: diversa la gente, diverse le lingue da ascoltare lungo il percorso, differente il clima, sempre più ricca l’offerta di competizioni, più tecnologica e all’avanguardia la sicurezza, e sempre minore (grazie al lavoro di tutti, concorrenti compresi) l’impatto sull’ambiente.

Eppure, c’è qualcosa che non cambia mai.

Me ne accorgo quando mi siedo tra Lillo e Benny, al tavolo rotondo del pasta party.

Me ne accorgo alla fine del briefing quando, ancora una volta, ci alziamo tutti quanti in piedi e salgono alte le note della canzone simbolo del TOR.

Le parole le canta Vasco, ma risplendono su quello schermo come il karaoke più emozionante del mondo. E, dopo il solito imbarazzo dei primi cinque secondi, ci prediamo tutti per mano (tutti quanti, che ci si conosca oppure no) e iniziamo a cantare insieme. A vibrare insieme. Perché il cambiamento ci travolge a ogni salita, a ogni colle, a ogni crisi e ogni maledetto, benedetto anno che passa. Ma, per quanto ce la metta tutta a stravolgerci, il nostro cuore rimane il solito.

Noi siamo (sempre) i soliti.

Noi siamo i soliti

Quelli così

Siamo i difficili

Fatti così

Noi siamo quelli delle illusioni

Delle grandi passioni

Noi siamo quelli che

Vedete qui

Aggiornato: Sab, 07/09/2019 - 18:41