Le foto che vedete si riferiscono alla stessa persona, Jacques Aubin, simpatico e soprattutto determinato runner canadese. Sei anni fa Jacques era un “morbido obeso” di 200 kg; oggi è un tosto atleta di 80 kg.
I chili di differenza, ben 120, li ha polverizzati grazie a una ritrovata e calibrata alimentazione e all’attività sportiva.
I suoi unici partner in questa avventura a lieto fine sono stati un nutrizionista e un allenatore, dunque nessun medico e men che meno un chirurgo. Poi c’è stato l’indispensabile supporto della famiglia, in particolare quello della giovane figlia Alexandra, abile ginnasta e musa ispiratrice.
“Fino a 30 anni ero stato uno sportivo”, ricorda Jacques, “poi ho smesso e, come fanno molti, mi sono subito lasciato andare, attratto più dal cibo e dal divano. In pochi anni sono arrivato a pesare 200 kg, mettendo in grave pericolo non solo i miei rapporti sociali ma la mia stessa salute. Accorciando notevolmente la mia aspettativa di vita e rinunciando, di conseguenza, a tutto quello che avevo costruito e alla mia famiglia”.
Nell’autunno del 2009 la svolta, dopo aver visto la gioia negli occhi di sua figlia dopo una delle gare di corsa collaterali alla maratona di Montreal. È stato un lampo, una scossa emotiva, vederla così in forma e così felice”.
Per prendere certe decisioni non basta solo una buona motivazione. Servono anche carattere, determinazione, coraggio, disposizione al sacrificio. Ma Jacques, fortunatamente, disponeva di tutto questo. Promise a sua figlia che l’anno successivo anche lui avrebbe corso i 5 km riservati ai debuttanti alla Maratona di Montreal. Inutile dire che così è andata.
Fortunatamente l’obesità non aveva ancora leso le sue capacità cardiovascolari. Così, dopo aver controllato per l’ultima volta il suo peso estremo in una bilancia da magazziniere, ha convocato uno specialista in alimentazione e un trainer sportivo. I quali, per dirla tutta, accettarono l’incarico di seguirlo ma senza eccessiva convinzione; temevano, infatti, che Jacques avrebbe mollato l’impresa per strada, come succede in genere a molti super obesi. I primi a essere meravigliati del risultato finale sono stati poi proprio loro.
“Iniziai veramente dal basso, dal minimo, passeggiando in casa da un lampadario all’altro. Poi cominciai a fare le prime uscite in strada, alla quattro del mattino, poi salii su una bicicletta statica…”.
Fu l’inizio di un lungo, faticoso e soddisfacente cammino… a passo svelto. Perché Jacques l’anno successivo partecipò non solo alla corsetta promessa a sua figlia, ma anche a una dozzina di altre piccole gare. E fu un crescendo, perché nel 2011 prese parte a 48 gare di varia entità, percorrendo 3500 chilometri. Da lì, perdendo sempre gradualmente peso e acquistando forma, non si è più fermato, mettendo nel curriculum anche alcune Iron Man.
Nel tempo salute, sport e corretta alimentazione si sono trasformate da necessità a passione, fino a diventare una vera missione. Oggi Jacques, che è un preparatore certificato della corsa, ha infatti anche un importante ruolo di “motivatore” e fa il conferenziere in giro per il Quebec, dove ci sono circa un milione di obesi. Racconta la sua storia, le sue paure e le sue vittorie, e soprattutto mostra se stesso, come esempio di uno che ce l’ha fatta non ricorrendo a pratiche costose o complicate, ma solo con la volontà e l’applicazione costante, senza mollare mai.
Volontà e applicazione costante che Jacques ritrova in chi partecipa al Tor del Géants®, considerata la gara della sua vita.
Assecondando l’idea di fare le cose con gradualità e progressione, il runner canadese non si è fatto prendere dalla foga ma dalla determinazione. Dunque, consapevole del fascino ma anche delle difficoltà della competizione valdostana, si è già prenotato per l’edizione 2018. Nel frattempo però il suo entusiasmo è tale che è diventato Ambasciatore del Tor del Géants ®, a tutti gli effetti. Nel suo ciclo di conferenze del 2016 (conferenze già avviate, ne sono previste circa 120), Jacques Aubin racconta ogni volta alle sue attente platee la magia e la durezza della nostra gara, le motivazioni che inducono a farla, la preparazione necessaria, la professionalità che serve per organizzarla e soprattutto i luoghi attraversati. Grazie a lui il Tor e la Valle d’Aosta hanno già trovato nuovi amici e nuovi sostenitori e molti altri ne troveranno. Jacques dunque, pur se lontano, nel suo ruolo di Ambasciatore è parte importante della grande squadra del Tor. Perché è una persona normale che fa cose eccezionali.